Migranti, ci risiamo: se non ci sono i morti vengono dimenticati, sfuggono all’attenzione quotidiana come se il problema fosse stato risolto e accantonato. Ultima tragedia di poche ore fa: dieci disperati ingoiati dalle acque del Mediterraneo, altri mille (più fortunati) che vengono soccorsi. Ad ogni soccorso un prezzo alto da pagare, una storia senza fine proprio perché la parola “fine” non si riesce (o non si vuole) metterla. Troppe ambiguità, troppi scarica barile fra i Paesi dell’UE ai quali compete – per diritto umanitario – trovare soluzioni adeguate.
I corpi nelle acque del Canale di Sicilia delle ultime dieci vittime sono stati recuperati da un mercantile che, con altre navi, è riuscito a mettere in salvo un migliaio di disperati per portarli nei centri di accoglienza siciliani. Gommoni e barconi continuano a partire dalle coste libiche alla volta delle coste siciliane. Dopo l’anno record 2014 (oltre 180 mila arrivi), il ritmo degli sbarchi si è ulteriormente intensificato nei primi due mesi del 2015, facendo registrare un aumento del 43 per cento rispetto al primo bimestre dell’anno precedente. Secondo i dati forniti dal Viminale, sono 7.882 i immigrati sbarcati sulle coste italiane tra gennaio e febbraio, appunto il 43 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2014.
La Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta sul naufragio che ha causato la morte dei 10 migranti dopo il ribaltamento del gommone dove si trovavano insieme ad altre 120 persone. L’ipotesi di reato è omicidio. Le Procure svolgono il loro lavoro per individuare e (ove possibile) arrestare gli scafisti che mettono in mare i natanti e il loro carico umano senza tenere conto dei pericoli nei quali possono facilmente incorrere. Le Procure non possono risolvere (e non è compito loro) il problema del continuo flusso dei migranti provenienti principalmente dalle coste libiche in parte controllate dagli jihadisti del Califfato: il problema è “politico” e, a quanto pare, non c’è una precisa volontà per risolverlo. Quest’ultima tragedia rimarrà per qualche giorno, sempre meno in evidenza, nelle cronache dei mass media, quindi tornerà il silenzio fino al prossimo tragico evento. Così come tutti prevedono…